domenica 16 agosto 2015

Fare amicizia con la Paura


 "Paura significa una cosa soltanto, abbandonare il conosciuto ed entrare nello sconosciuto.  la  stessa novità, la sua stessa freschezza è cosi attraente. Allora c'è coraggio che è il  contrario della paura... Quello che conta è la tua scelta, la tua scelta di imparare, la tua scelta di provare un'esperienza, la tua scelta di entrare nell'oscurità...                                                                                                                                           (Osho )

Fare amicizia con la paura 
La paura è un tema fondamentale, forse il tema centrale con il quale abbiamo a che fare in tutta la nostra vita. Essa risulta una emozione intensamente spiacevole, che assolve una funzione impellente indirizzata alla sopravvivenza: predisporre il soggetto alla fuga dal pericolo. L’intensità della risposta di paura, il grado di attivazione a stimoli nuovi e la vulnerabilità al panico si differenziano da persona a persona e possono determinare gradi diversi di sicurezza interpersonale. Quando la paura  è negata e non riconosciuta  viene cacciata negli scantinati della coscienza , da dove esercita una influenza potente e spesso invalidante sulle nostre azioni. Nonostante i tentativi di nasconderla con ogni tipo di compensazione e assuefazione, finchè rimane una forza nascosta può causare ansia cronica, sabotare la nostra creatività , renderci rigidi, sospettosi e ossessionati dalle insicurezze. L’ansia è al contrario una risposta a situazioni simboliche, psicologiche e sociali, non legata a pericoli fisici e reali. Essa rappresenta una risposta al timore che nasce quando è minacciato il senso di pienezza, coerenza e stabilità del Sé. Nell’età evolutiva possono esserci stati, nella vita del soggetto esperienze connotate da imprevedibilità e mancanza di controllo personale che possono determinare diverse tipologie di ansia interpersonale,  paura nell’intimità e paura di perdere il controllo.La paura e l’ansia, in qualità di esperienze emozionali, sono fondamentalmente diverse e distinte,  ma spesso vengono confuse e i due termini vengono adoperati in maniera alternabile, pur nella loro differente accezione.  La paura  influenza e spesso domina tutti gli aspetti della nostra vita – il modo in cui parliamo, lavoriamo, mangiamo, ci poniamo in relazione, creiamo o non facciamo niente di tutto ciò proprio per la paura stessa. Influisce sul nostro modo di respirare e ci impedisce di riconoscere le nostre risorse e le nostre qualità positive. E’ un fattore onnipresente che tentiamo di ignorare, sopraffare o allontanare (Krishnananda,2010).L’ansia è una componente decisiva per l’azione e per l’interazione con gli altri; e la capacità di sperimentare tale sentimento induce la persona alla progettazione e organizzazione del futuro e la spinge a migliorare le prestazioni del presente. L’ansia si può vivere come stimolo ed eccitamento preparatorio ad una attività importante; al contrario può divenire disturbante e disfunzionale quando si cronicizza e induce il soggetto a prevedere esiti catastrofici nel presente e nel futuro, a causa di legami con eventi passati non sufficientemente elaborati. Se viene ricordata la paura, l’azione si blocca, l’ambiente viene controllato in modo esageratamente attento e vengono pianificati piani per la fuga dalla situazione temuta oppure di evitamento del pericolo avvertito. Il sistema nervoso risponde a questa situazione attivando una serie di segnali: nell’organismo si verifica una scarica di adrenalina e il soggetto si pone in uno stato di allerta, focalizzandosi sulla situazione e restringendo il focus sul sé, con la preoccupazione di non avere le capacità di effettuare una prestazione efficace. La complessità del lavoro sulla paura e l’ansia implica l’accesso ad una reazione complessa, che ha componenti disadattive e la ristrutturazione di questo schema emotivo è un lavoro di psicoterapia e non di counseling . Tuttavia è importante aiutare gli individui a riconoscere la loro paura primaria, la debolezza e la vulnerabilità, quando essi mostrano una facciata di forza e ignorano i propri sentimenti sani di paura e di insicurezza (Leslie S. Greenberg- S. Pavio).
Imparare ad avvicinarsi alle proprie paure con amore e compassione significa effettuare un profondo processo di risanamento interiore. Molto di ciò che ci trattiene dal vivere una vita appagante risiede nella paura , che spesso non esploriamo e con la quale non ci  integriamo. Maggiore è la capacità di accettare le proprie paure e di lavorarci sino in fondo e meglio si può vivere la propria  vita , ricevendo piena gratificazione in ogni momento . Molti di noi sono stati educati  in una atmosfera di competizione, di confronto, di pressione e tensione continua e sono stati giudicati e valutati in base al rendimento e alla apparenza, piuttosto che all’essere. In questo contesto il senso del Sé viene danneggiato e si perde completamente il proprio innato senso di fiducia e apertura mentale, portandosi dietro un pesante  carico di paura e vergogna.
Evitare le proprie paure , la propria vulnerabilità , il proprio vuoto interiore ,significa vivere anestetizzato dal punto di vista emozionale per cercare di proteggere quel “bambino interiore terrorizzato dal fallimento e dal rifiuto. Così si evita di entrarci dentro , si giudica e si critica se stessi , si tenta di migliorare la propria immagine , di ricercare l’approvazione dell’altro , non concentrandosi su se stessi in modo profondo.  La paura non elaborata è anche causa di effetti negativi nelle relazioni interpersonali. E’ dunque importante sviluppare la capacità di avvertire in che modo la paura  si manifesta all’interno del proprio corpo e imparare ad accorgersi di come e quando il nostro processo mentale viene pilotato da essa.
Fare amicizia con il nostro bambino interiore in panico
La paura è alla base di disfunzioni, pregiudizio, protezione, aggressività, crollo emotivo ; sta dietro ai conflitti relazionali, all’elusione dell’intimità, all’autosabotaggio, alle strategie di controllo, all’essere critici, e perfezionisti. Essa ci induce a evitare le novità, le persone nuove, le modalità di pensiero diverse e i differenti stili di vita. Può anche essere all’origine di molti disturbi fisici - asma, attacchi di panico, eruzioni cutanee, problemi di digestione, dolore e affaticamento cronici. Spesso la paura paralizza la nostra vitalità e vivacità. Ma i problemi nascono quando la paura non è riconosciuta, non è provata sino in fondo e non è accettata. Quindi il viaggio di guarigione dalla paura nasce proprio dalla esplorazione della stessa.
Immaginiamo di vedere un bambino terrorizzato , molto piccolo. Prendiamoci un momento per percepire la sua paura; qualcosa lo sta spaventando , ma noi non ne conosciamo il motivo e, forse nemmeno lui lo sa. Non crede che possa uscire allo scoperto, forse avverte una minaccia. A uno sguardo più attento notiamo negli occhi del bambino sfiducia, paura, insicurezza. Forse è agitato e i suoi occhi guizzano a destra e a sinistra. Ognuno di noi si porta dentro un bambino come questo- uno spazio di profonda paura e insicurezza. Sintonizziamoci con questa parte interiore estremamente vulnerabile, profondamente terrorizzata , giovane, fragile, senza difese.
La metafora del bambino interiore in panico ci aiuta a sentire e provare nel corpo le sensazioni che la paura porta con sé , ma ci aiuta anche a prendere un po’ la distanza per poterla superare.Non è facile riconoscere che ci portiamo dentro tanta paura che spesso non ha niente a che vedere con l’immagine che abbiamo di noi stessi. E’ comunque enormemente importante smettere di rinnegare la paura e tirarsi fuori da schemi di compensazione e di protezione inconscia nei quali viviamo da tutta un’esistenza. Molti di noi adottano modelli di dipendenza , che non sono altro che un prender le distanze da quella paura che ci portiamo dentro. Quando cominceremo a esplorare la paura ,inizieremo anche ad accorgerci di tutti i modi che abbiamo per evitarla ; come quando nascondiamo la paura con un programma comportamentale di massimo rendimento, finalizzato a dimostrare di essere i migliori, ma che finisce col manifestare la paura nei momenti più impensati.  La nostra paura è intensa, è legata alla sopravvivenza, oppure temiamo di essere inadeguati sessualmente, temiamo disfunzioni o impotenza; tremiamo all’idea di non essere amati, di non essere desiderati, di essere respinti. Abbiamo paura di non essere in grado di esprimerci, di essere insignificanti; infine a un livello profondo c’è la paura della morte , alla base di tutte le altre. Quando lavoriamo con la paura è importante distinguere quella reale , da quella emozionale: la prima viene provocata da qualche minaccia diretta e ci garantisce la sopravvivenza, poiché il nostro sistema nervoso si attiva per affrontare il pericolo.La paura emozionale deriva invece da traumi del passato non risolti, che riportiamo nel presente. E’ la paura del nostro bambino in panico. Questa ci porta ad avere difficoltà nel discernere in modo appropriato nelle situazioni la vera paura , da quella che è in noi.
Le quattro grandi paure
Le paure fondamentali che si manifestano in tutte le aree della nostra vita: sessualità, creatività, autoaffermazione, capacità di relazione con il partner, amici, conoscenti e figure che rappresentano l’autorità , sono :
- Paura delle pressioni e delle aspettative;
- Paura del rifiuto e dell’abbandono;
- Paura di non avere spazio, di essere frainteso o ignorato;
- Paura dell’abuso o della violazione fisica .
Nel nostro condizionamento non c’è posto per la paura – ci hanno insegnato a nasconderla. La nostra cultura non valuta molto l’onestà di chi riconosce la propria paura . D’altra parte come possiamo esprimere qualcosa con cui non siamo in contatto? La copriamo con la protezione, il rifiuto, l’inconsapevolezza, nascondendo la vulnerabilità sotto una maschera , perché questo è quello che abbiamo imparato a fare per poter sopravvivere. Abbiamo imparato a sopportarla, ingannandoci continuamente , nel credere che sia meno doloroso negare la paura piuttosto che lasciarla venire in superficie (Krishnananda,2010).
 Far uscire il bambino in panico.
Normalmente non abbiamo un rapporto di compassione e di amore con la nostra paura, al contrario ci relazioniamo con essa o facendo finta che non esista; bloccandola con delle compensazioni; recitando la parte della vittima e incolpando gli altri, il tempo ecc. per le nostre paure; astraendoci ogni qualvolta la paura si presenta; giudicandola come uno stato d’animo di chi è fragile, stupido o altro; regredendo per fare in modo che gli altri si prendano cura del nostro bambino in panico. 
Sentire la paura 
Il modo più immediato per sentire la paura ed entrare in contatto con essa è costituito dal sentirla fisicamente attraverso tutti i segnali che manda al nostro corpo: senso di contrazione al petto, alla schiena, alla gola, all’addome o in altre parti del corpo; mani sudate, senso di calore , mani o piedi freddi, tremito, battito cardiaco accelerato, dolori improvvisi , irrequietezza , avere il fiato corto, avere nausea o una sensazione di disagio .
L’origine della paura
 La paura  primaria disadattiva è come una reazione fobica a pensieri, sentimenti e ricordi , di solito associata ad eventi traumatici . Essa ha avuto una funzione adattiva nella situazione originaria , ma continua ad essere attivata in modo inopportuno e si trasforma in ansia . Si verificano così episodi di forte attivazione anche di fronte a situazioni obiettivamente non pericolose. La persona più che altro teme di rivivere il dolore e l’impotenza legati all’evento vissuto nel passato; di conseguenza teme di affrontare una situazione ed evita l’esperienza (Leslie S. Greenberg- S. Pavio) .
 La paura può essere generata da svariate ragioni, essa ci viene trasmessa già dalla eredità collettiva culturale della nostra famiglia; inoltre può esserci anche lo shock del lasciare il grembo materno , che causa spavento e malessere. Qualsiasi abuso emozionale, fisico o sessuale che riceviamo dopo si aggiunge al trauma della nascita: la mancanza di approvazione, di attenzioni, di amore, rispetto e cure costituiscono una fonte di panico. I nostri bisogni di accettazione incondizionata, di riconoscimento, approvazione , di amore tenero possono non trovare risposta . Così da adulti ci portiamo dietro ancora la paura primaria di non ottenere ciò che per noi è fondamentale; e se esploriamo queste paure possiamo comprendere  che la paura del fallimento e della disapprovazione, il sentirci sempre sotto pressione per essere all’altezza di soddisfare le aspettative dei nostri genitori e della cultura di appartenenza, derivano da profonde paure vissute nell’infanzia Solo grazie alla consapevolezza, alla comprensione e alla compassione possiamo trovare quella fiducia e quello spazio necessario a contenere la vulnerabilità, l’insicurezza e l’imprevedibilità. Al nostro bambino interiore mancano queste qualità e per guarirlo dal panico dobbiamo portarlo a trasformare la fragilità in accettazione.
Accettare la paura
Quando la paura arriva la nostra mente razionale non desidera altro che sparisca, che si annulli. Abbiamo paura di sentirla e di condividerla; ancora ci giudichiamo e incolpiamo perché proviamo quelle sensazioni . Rimane il timore che la paura possa dominare la nostra vita. Al contrario dobbiamo essere consapevoli e certi che se ci immergiamo in essa potenziamo il nostro potere e costruiamo maggiore dignità per noi stessi.


Bibliografia
Krishnananda, Amana
A tu per tu con la paura
Vincere le proprie paure per imparare ad amare 
Universale Economica Feltrinelli; 2010.
Leslie S. Greemberg - S.Paivio
Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata 
Sovera Multimedia Editore , 2000.



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